I trasporti via mare contribuiscono al tasso di inquinamento in maniera considerevole, soprattutto quando si tratta di aziende di grosso calibro.
Nell’Accordo di Parigi, messo a punto nel 2015 ed entrato in vigore per il periodo a partire dal 2020, si fa richiesta agli Stati sottoscriventi di impegnarsi per ridurre le emissioni di gas serra. Lo scopo è quello di contenere la crisi climatica, incentivando la transizione verso l’energia pulita e l’abbattimento del ricorso ai combustibili fossili, considerati la causa principale del surriscaldamento globale.
Nell’ambito dello stesso accordo, infatti, si fa richiesta agli Stati di pubblicare report biennali riguardanti le emissioni dannose per l’atmosfera, in particolare di metano, considerato il secondo gas serra antropogenico più dannoso dopo l’anidride carbonica. Nello stesso accordo si fissano inoltre obiettivi di riduzione delle emissioni del 30% entro il 2030 e dell’80% entro il 2040.
Trasporti via mare: l’inquinamento delle navi va fermato
Si tratta di obiettivi sicuramente non facili da raggiungere, soprattutto di fronte alla realtà dei fatti: non tutti si stanno impegnando adeguatamente per limitare l’uso di combustibili fossili e anzi, in casi come quello degli Emirati Arabi, si sta addirittura incentivando l’uso di petrolio e suoi derivati. A contribuire all’inquinamento troviamo poi i trasporti via mare, che figurano non solo tra gli agenti più inquinanti, ma che spiccano anche per gli scarsi sforzi delle aziende verso la decarbonizzazione.
A renderlo noto è un report dell’organizzazione ambientalista Ship It Zero, che ha pubblicato una sorta di pagella in cui vengono assegnati voti alle varie aziende, relativamente al loro impegno per ridurre le emissioni dannose provocate dai trasporti via mare. E i risultati, purtroppo, parlano chiaro: la decarbonizzazione delle flotte tramite l’uso di carburanti a emissioni zero è una prospettiva ancora molto lontana.
Grandi aziende bocciate: l’unica promossa è Ikea
Nomi del calibro di Nike, H&M, ma anche Amazon, Samsung o Adidas hanno ottenuto voti bassissimi per quanto riguarda il loro impegno verso la sostenibilità. Prima in classifica è invece risultata Ikea, che in pagella ha ottenuto una B+ attestandosi come l’unica promossa tra le grandi aziende. In seconda posizione, infatti, troviamo Amazon, che nonostante l’impegno su terra verso la sostenibilità, è stata bocciata ottenendo una D per i trasporti in mare.
Tali risultati rendono evidente come gli obiettivi di riduzione delle emissioni imposti dall’Organizzazione marittima internazionale non siano abbastanza, soprattutto a fronte del fatto che le aziende stanno facendo poco o niente per raggiungerli entro i tempi stabiliti.