Un video ha fatto il giro del web, due ragazzi scappano a gambe levate mentre uno tsunami li insegue e travolge tutto ciò che incontra; sono attimi di puro terrore.
Il termine tsunami deriva dal Giappone e letteralmente sta a significare, moto ondoso anomalo generato a seguito di un terremoto, una frana, un maremoto, un’eruzione vulcanica o la caduta in mare di un meteorite. La potenza di uno tsunami è altamente distruttiva, nasce in mare aperto come piccola onda, cresce di energia e gittata e in pochissimi minuti si infrange sulla costa con un muro di acqua che supera i 30mt di altezza.
Talvolta ci si confonde e gli tsunami vengono scambiati per onde anomale, ma sono due eventi catastrofici, distinti e separati. Volendo definire un’onda anomala, possiamo sottolineare che in oceanografia (una branca delle scienze della Terra che studia tutti i fenomeni correlati agli oceani ed alle acque in generale) è un fenomeno marino del quale non si conoscono in maniera approfondita le origini e le cause. Per definizione un’onda anomala è tale se supera di 2,2 volte l’altezza delle altre onde a cui appartiene (definito treno di onde). Queste onde sono considerate molto pericolose dal momento che hanno la forza necessaria di affondare navi di grandi dimensioni.
Uno tsunami ed un’onda anomala differiscono in primis per la causa, mentre il primo fenomeno è generato da agenti atmosferici ed eventi naturali catastrofici, il secondo fenomeno non ha un’origine ben definita ma si pensa, in base agli studi effettuati in questi anni, che la formazione sia legata ad un’interazione fra onde generate a loro volta dal vento. In realtà l’onda anomala, che si propaga in superficie ed in alto mare non coinvolgendo il suolo marino a differenza dello tsunami, è un mito, nessuno sa se esiste davvero, i racconti dei sopravvissuti sono tutti discordanti tra di loro, per cui non è stato possibile individuare l’effettiva esistenza dell’evento naturale considerato molto raro.
L’Italia e gli tsunami
Una domanda alla quale è doveroso dare risposta è se in Italia c’è il rischio tsunami. L’unico tsunami che si è verificato nel nostro Paese non è stato naturale ma generato dalla noncuranza dei protocolli di sicurezza. In Vajont (situato tra il Friuli ed il Veneto) si è abbattuto uno degli tsunami più grandi della storia, la vicenda risale al 1955 e riguarda il cedimento di una delle dighe più grandi al mondo, che si annovera tutt’oggi alla posizione numero 7 in classifica. I progettisti ignorarono totalmente il rischio idrogeologico, in quest’anno una frana si staccò dalla montagna adiacente e si riversò nella diga, onde di oltre 250 mt provocarono la morte di 2mila persone. Per quanto concerne uno tsunami di origine naturale invece, con onde di 15 mt ricordiamo nel 1963 il maremoto in Sicilia e nel 2003 l’eruzione dello Stromboli. Ad ogni modo in Italia non c’è un vero rischio tsunami, dopo l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. si sono verificati all’incirca 70 maremoti di debole intensità. Dobbiamo sottolineare inoltre che la portata dello tsunami non riguarda solo la forza dell’acqua ma anche il tipo di costa sul quale questo si abbatte e gli elementi di rischio del territorio.
Gli eventi più disastrosi della storia
Tra gli eventi più catastrofici della storia ricordiamo:
Nel 1958 in Alaska, uno tsunami di 500 mt, il più alto della storia, che ha causato solo 2 morti (in barca) dal momento che si è abbattuto su una zona disabitata.
Nel 1883 in Indonesia, a seguito dell’eruzione del vulcano Krakatoa uno tsunami di 37 mt causò la morte di 40.000 persone. Nel 2004 , sempre in Indonesia, un maremoto di magnitudo 9.30 ed uno tsunami di 14 mt causò la morte di 230.000 persone ed migliaia di vittime.
Nel 2011, in Giappone, lo tsunami del Tōhoku è stato uno dei più distruttivi. Provocato da un terremoto di magnitudo 9.1 provocò 13.000 morti e 14.000 dispersi.
Come affrontare uno tsunami?
Il primo campanello di allarme che deve farci pensare immediatamente al pericolo tsunami è il graduale e repentino ritiro delle acque, per quanto il fenomeno sia imprevedibile è bene osservare come si comporta il mare. Dal momento che lo tsunami nasce da una piccola onda in mare aperto è naturale che deve trarre la sua energia dall’acqua stessa, inizialmente si assiste ad un’alta marea improvvisa e poi ad un successivo ritiro delle acque. In questi casi è meglio scappare in quanto di lì a poco un muro azzurro alto oltre 30mt si abbatterà sulla costa.
Purtroppo questo è l’unico segnale da tenere a mente, prima della tragedia si hanno 5 minuti per abbandonare il più in fretta possibile la zona. Talvolta con il ritiro delle acque è possibile notare anche le barche ferme sul fondale marino, naturalmente, un fenomeno decisamente insolito. Dal momento che si sta avendo a che fare con un evento imprevedibile da una potenza inimmaginabile non c’è un vero e proprio corso di sopravvivenza, l’unica via di uscita è la fuga. Nel mentre bisogna avvisare la Protezione Civile Nazionale, i presenti ed è necessario dirigersi verso punti molto alti del paese. Per il bene di tutti è necessario abbandonare qualsiasi cosa sia di intralcio e scappare più in fretta possibile.
Al mondo esiste la Deep-ocean Assessment and Reporting of Tsunami (DART), una rete di monitoraggio tsunami che grazie all’ausilio di alcuni sensori ed una tecnologia molto sviluppata riesce a rivelare terremoti marini ed innalzamenti improvvisi delle maree. Da un lato questo servizio è molto utile però lascia il tempo che trova dal momento che allarmare tutti gli abitanti della costa interessata dallo tsunami è praticamente impossibile.
Il video della fuga ha fatto il giro del web: spaventoso
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Il video che oggi portiamo alla vostra attenzione ha fatto il giro del web. Come si vede dalle immagini, i due ragazzi scappano a gambe levate mentre l’acqua li raggiunge in una frazione di secondi. Due persone si aggrappano ad un albero quando la furia dell’onda li travolge e li sommerge sotto i detriti ed il fango, purtroppo non sappiamo se siano sopravvissuti o meno, lo tsunami che li ha travolti pare essere di piccola entità, almeno dalle immagini fornite, i pochi secondi di ripresa non permettono di avere un quadro più chiaro della situazione. Inutile dire che il video ha lasciato milioni di utenti a bocca aperta generando non poco allarmismo visto l’avvicinarsi della stagione estiva e di una possibile (ma alquanto improbabile) catastrofe.