Si chiama Google Earth Engine e, da qualche settimana, è ufficialmente uno degli strumenti più ecocompatibili della società di Mountain View, visto e considerato che la nuova piattaforma del motore di ricerca più noto del mondo consentirà ai ricercatori e agli scienziati di tutto il mondo di poter avere facile accesso a oltre 20 anni di foto e mappe satellitari sull’evoluzione ambientale, migliorando il grado di analisi dei vari team.
Lo strumento è stato presentato qualche tempo fa alla conferenza Onu sul clima svoltasi a Cancun, in Messico, ed è stata realizzato attraverso lo sviluppo dell’enorme quantità di dati raccolti dalla Landsat, il gruppo di satelliti per rilevamento non militare, che opera oramai dallo spazio da quasi quarant’anni.
Oltre alla valenza evolutiva delle immagini satellitari, ai ricercatori sarà altresì consentito l’accesso agli strumenti di analisi, i quali permetteranno un facile confronto tra diversi periodi, cercando di rincondurre l’analisi su elementi più puntuali in termini di sviluppo della deforestazione, o del deterioramento delle risorse idriche.
Per avere una minima idea della mole di lavoro che diviene ora comodamente accessibile, basti considerare che Google Earth Engine è il frutto dell’analisi di oltre 50 mila riprese satellitari degli ultimi venticinque anni, ed ha richiesto ben 15 mila ore macchina di calcolo!
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