Global Witness dal 2012 ha iniziato a raccogliere i dati sugli attivisti ambientali uccisi nel mondo. I dati emersi testimoniano aggressioni continue
Si pensa erroneamente che essere attivista ambientale sia un modo soft e gentile di protestare. E soprattutto pacifico. In Italia, chi ataccherebbe i 14enni che sfilano in piazza con gli slogan di Greta? Nessuno. Anche perché probabilmente questo attivismo non è reputato pericoloso per interessi altrui, ma una forma di sfilata in costume. Tuttavia queste imagini sono molto lontane dalla realtà di molti altri Paesi del mondo, dove gli ambientalisti hanno capito molto prima di noi quanto i problemi ecologici siano trattamente legati con quelli politici e con la corruzione. E non solo del suolo. Ad esempio le attività estrattive, sono tra le più boicottate da parte degli attivisti, per ovvie ragioni. Consumo di suolo, mercificazione della propria terra. Sfruttamento del lavoro. Un altro fattore che da noi non riesce a passare è quanto l’ambientalismo e la salvezza della terra siano legati ai diritti umani.
E chi invece lo ha inteso molto tempo fa si espone in maniera pericolosa pur sapendo di mettere a repentaglio la propria vita. La portavoce di Global Witness, associazione che dal 2012 raccoglie i dati sui crimini nei confronti degli attivisti ambientali, conferma quanto appena accennato: “Il controllo e l’utilizzo della terra e del territorio è una questione centrale nei Paesi in cui i difensori sono minacciati. Gran parte delle crescenti uccisioni, violenze e repressioni sono legate ai conflitti territoriali e al perseguimento della crescita economica basata sull’estrazione dalla terra di risorse naturali“.
La ricerca della ONG Global Witness rileva che “un totale di 1.733 persone sono state uccise negli ultimi dieci anni, ovvero una persona uccisa ogni due giorni“. Con una buona dose di dati sommersi: “Alcuni Paesi, la situazione dei difensori dell’ambiente è difficile da valutare: le restrizioni alla libertà di stampa e la mancanza di un monitoraggio indipendente in molti Paesi portano spesso a una sottostima. Anche le controversie sulla terra e i danni ambientali possono essere difficili da monitorare in parti del mondo interessate da conflitti”.
Il problema si aggrava quando questi crimini rimangono impuniti. Gli Stati non provvedono a mettere a punto indagini efficaci, e questi omicidi buona parte delle volte rimangono impuniti. Soprattutto a cusa delle forti collusioni fra Governi ed aziende, responsabili nella maggior parte dei casi delle aggressioni verso gli ambientalisti. I Paesi più letali sono Brasile, Colombia, Filippine e Messico. Quest’ultimo ha il massimo record, con 54 omicidi di ambientalisti registrati solo nel 2021.
“In tutto il mondo – continua la portavoce di Global Witness – i popoli indigeni, gli attivisti ambientali e altri difensori del territorio e dell’ambiente rischiano la vita per la lotta ai cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità. Svolgono un ruolo cruciale come prima linea di difesa contro il collasso ecologico, ma sono essi stessi sotto attacco di fronte alla violenza, alla criminalizzazione e alle molestie perpetuate da governi e aziende repressivi che danno la priorità al profitto rispetto al danno umano e ambientale. Con le democrazie sempre più sotto attacco a livello globale e il peggioramento delle crisi climatiche e della biodiversità, questo rapporto evidenzia il ruolo fondamentale dei difensori nella risoluzione di questi problemi e fa un appello urgente agli sforzi globali per proteggerli e ridurre gli attacchi contro di essi”.
Anche se troviamo un solo scarafaggio morto in casa, dobbiamo stare molto attenti: dietro l'insetto…
È pericoloso riscaldare la plastica nel microonde? Dipende, poiché non tutti i contenitori di plastica…
Un delfino solitario in Danimarca ha sorpreso i ricercatori emettendo suoni vocali senza alcun altro…