L’episodio dell’orsa Amarena avvenuto circa un mese fa ha sconvolto tutti, a cominciare dalle associazioni per la protezione degli animali.
La storia di Amarena, l’orsa uccisa da un bracconiere circa un mese fa, sicuramente non verrà dimenticata. L’uomo è indagato e cerca ancora di difendersi dicendo di essere stato spaventato. L’orsa cercava solo del cibo per i suoi due cuccioli, che ora sono rimasti orfani della madre. A San Benedetto dei Marsi, in Abruzzo, è scoppiata la polemica; tutti conoscevano Amarena e la consideravano un animale tranquillo che non aveva mai arrecato danni a nessuno. La vicenda di Amarena ha colpito un’intera comunità, che ha vissuto la sua perdita come un lutto.
L’orsa Amarena era stata protagonista di un documentario intitolato “Il marsicano – L’ultimo orso”, realizzato da Sky Nature e Zoo Factory, che mostrava la vita di questa mamma con i suoi due cuccioli che la seguivano per imparare a vivere. Gli orsacchiotti, infatti, lasciano la madre dopo circa 2-3 anni per imparare a vivere da soli.
Quindi Amarena aveva già raggiunto la sua fama ed è triste sapere che né la madre orsa né uno dei suoi cuccioli presenti nel video ci siano più. I dati del Parco Nazionale degli Abruzzi hanno rivelato che le femmine di orsa sono sempre in minoranza, aumentando così il rischio di fertilità e la nascita di nuovi esemplari.
Dopo la morte di Amarena, migliaia di persone sono scese in strada con striscioni e cori per protestare contro le morti e le uccisioni di questi animali, che alla fine cercano solamente cibo e spesso si avvicinano ai centri abitati. Il caso dell’orsa Amarena è dunque uno dei più rappresentativi del come uomini e orsi possano convivere: convivenza che però ancora una volta è stata fermata dalla brutalità di un bracconiere.
Il Parco Nazionale degli Abruzzi desidera che l’orso – dopo la morte di Amarena – diventi un simbolo del territorio, senza far passare questo animale come un pericolo pubblico, ma come una vera mascotte. Roberta Latini, tecnico del Parco, sostiene che “un orso morto è una sconfitta, nostra e vostra”, rivolgendosi alla politica.
Come sappiamo, una delle regioni con la più alta densità di orsi è il Trentino Alto Adige, dove spesso sono stati emanati ordini di abbattimento di questi mammiferi. Qui, proprio nei giorni scorsi, si è consumata la morte di un’altra orsa che era finita sotto i riflettori, stavolta per un finto attacco a dei cacciatori. Parliamo dell’orsa F36, che secondo le associazioni ambientaliste è rimasta vittima dei bracconieri. Purtroppo, è sempre più vero che nel rapporto tra uomo e orso, a rischiare la vita è troppo spesso il secondo.
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