Le uova non sono carne, ma mangiarle concorre a ciò che produce la macellazione. E in questo articolo vedremo perché. Le uova sono eliminate dall’alimentazione dei vegani perché anche esse sono prodotte dallo sfruttamento degli animali. Sfruttamento perpetrato con fredda razionalità e crudeltà.
La Peta racconta la crudeltà dell’industria delle uova
A proposito dell’industria delle uova, la Peta (People for the Ethical Treatment of Animals) afferma: “Le galline ovaiole sopportano un incubo che dura due anni. A pochi giorni di vita, gran parte del becco di ogni gallina è tagliato con una lama bollente, senza antidolorifici“. Si ricorda che i becchi delle galline sono ricchi di terminazioni nervose. Continua il sito della Peta: “Molti polli e galline, incapaci di mangiare a causa del dolore, muoiono per disidratazione e a causa di un sistema immunitario indebolito. Dopo aver subito queste mutilazioni, le galline sono ammassate in piccole gabbie che misurano circa 18 cm x 20 e in cui vengono inserite da 5 a 11 galline, ognuna delle quali ha invece un’apertura alare di 80 cm. Quindi, anche nel migliore dei casi, ogni gallina trascorrerà il resto della sua vita in uno spazio grande quanto un raccoglitore di fogli con almeno altre 4 galline, impossibilitate a sollevare anche una sola ala. In queste condizioni, le galline, che sono animali normalmente puliti, sono costrette a urinare e defecare l’una sull’altra, il tutto con un odore stantio e la maggiore possibilità che hanno di contrarre malattie. Molte di loro muoiono, e le sopravvissute sono costrette a vivere con le loro amiche morte o in agonia, spesso lasciate lì senza essere prelevate. […] Dopo due anni in queste condizioni, i corpi delle galline sono ormai sfiniti, e la loro produzione di uova diminuisce. Queste galline vengono così spedite ai macelli, dove le loro fragili gambine vengono incatenate e viene loro staccata la testa. Al momento del macello, il 29% delle galline sono affette da fratture derivanti dalla negligenza e dal trattamento terribile che subiscono”.
Una sorte non migliore tocca ai maschi. Sempre la Peta afferma: “I pulcini maschi sono inutili per l’industria delle uova, così vengono gettati nei sacchetti della spazzatura e muoiono soffocati, o sono gettati in macchinari ad alta velocità che li tritano vivi”.
Se qualcuno di voi penserà di far meglio con le uova di allevamenti a terra, all’aperto e/o biologici deve sapere che non ci sarà di base la stessa crudeltà degli allevamenti di batteria, ma in ogni caso la vita di questi poveri animali sarà sempre destinata a un solo scopo: il macello e lo sfruttamento. Quindi non se ne esce, non esiste etica laddove c’è morte e sofferenza, laddove non si rispetta la libertà di esseri senzienti.
Per questo motivo in quest’articolo parleremo di una nuova invenzione che forse potrà andare incontro a chi non vuole rinunciare alle uova, ma che insieme non vuole più partecipare a questo orrore targato ‘essere umano’.
Una possibile soluzione: l’uovo vegetale
Abbiamo visto qual è la tragedia costante che si nasconde dietro l’allevamento di galline e l’industria delle uova. Arriviamo ora a parlare di una possibile soluzione: l’uovo vegetale. In realtà abbiamo già parlato in un altro articolo su come sostituire le uova per le varie preparazioni culinarie. Una società statunitense, la Hampton Creek, ha ideato un uovo fatto interamente da piante. Si chiama ‘Beyond Eggs’, ed esiste in due versioni: uno per i dolci, e l’altro per la maionese. Negli Stati Uniti, dove il problema di colesterolo e obesità è alle stelle, hanno accolto con molto interesse questo prodotto, che va a ruba nei vari supermercati.
Josh Tetrick, il fondatore dell’azienda, ha detto di aver creato un mix di 12 piante che hanno valori nutrizionali e sapore simili a quelli delle uova reali. Tra queste piante sono presenti anche una varietà di pisello e una di fagiolo. I benefici di queste uova vegetali per la salute sono molteplici: sono economiche, saporite (sono state apprezzate persino dalla rivista “Forbes”), abbassano il colesterolo e sono buone per l’ambiente. Questo perché gli allevamenti di polli e galline richiedono enormi quantità di acqua e mangimi, e rilasciano grandi quantità di gas a effetto serra nell’aria. La coltivazione di piante non si rende complice di tutto ciò e, soprattutto, non fa spargere sangue, schiavitù e sofferenza. Perché, per quanto vogliano argomentare gli onnivori convinti in preda a latenti sensi di colpa e ad apologie di se stessi, “la carota non piange”.
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