Upcycling, tutto sul processo che imprimerebbe una vera svolta al riciclo della plastica: di cosa si tratta, e perché potrebbe diventare fondamentale nel giro di qualche anno
A gridarlo sono le piattaforme social e i mass media operanti in tutto il mondo: la raccolta differenziata della plastica, da un ventennio a questa parte, non ha procurato altro che fallimenti su fallimenti. I dati sull’Italia forniti dal laboratorio REF Eco-design e relativi al 2020, sotto questo punto di vista, prospettano numeri allarmanti: solamente il 17% dei rifiuti plastici prodotti viene adeguatamente riciclato.
A fronte di una situazione a tal punto preoccupante, la proposta di mettere in pratica quanto più in fretta possibile la procedura dell’upcycling appare essere l’unica alternativa in grado di contrastare l’accumulo – ormai fuori controllo – dei materiali plastici inutilizzati. Questo sistema, sviluppato da un team di esperti della Colorado State University, consentirebbe infatti di riciclare proprio quegli oggetti in plastica mista che, se lasciati a se stessi, finirebbero solamente per intasare le discariche.
Il sistema elaborato dai chimici della Colorado State University avrebbe un enorme vantaggio: quello di consentire il riciclo della plastica mista (la più problematica da smaltire e riadoperare) attraverso molecole progettate al laboratorio e definite “agenti reticolanti dinamici”.
La loro funzione? Quella di agire sulle plastiche miste in maniera tale da renderle compatibili a formare dei blocchi separati di plastiche, i cui polimeri non sono più quelli di partenza. L’obiettivo dell’upcycling, dunque, non è quello di ricreare il materiale plastico originario, quanto quello di adoperare gli agenti reticolanti dinamici con lo scopo di dar vita ad un nuovo materiale (copolimero multiblocco) con un valore addirittura superiore rispetto a quello di partenza.
Anziché finire nelle discariche, la plastica mista verrebbe adeguatamente riciclata proprio grazie all’impiego di tali molecole prodotte al laboratorio, che consentirebbero, oltre al reimpiego della plastica, persino la creazione di prodotti finali con un valore superiore a quello di partenza.
L’upcycling, a ben giudicare, potrebbe rappresentare l’unica forma di contrasto al fallimento della raccolta differenziata, che in Italia si presenta con dei numeri a dir poco sconcertanti. Questo nuovo processo, i cui costi, stando alle stime, non sarebbero neanche così onerosi, è il solo spiraglio che si intravede in un mondo che rischierebbe di scomparire – laddove non si passi immediatamente all’azione – proprio a causa delle montagne di rifiuti plastici che lo abitano.
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