Accordo e patteggiamento per il colosso chimico 3M che dovrà corrispondere 10 miliardi di danni da contaminazione dell’acqua potabile dell’intera area: vediamo insieme i dettagli della vicenda.
L’inquinamento si compone di più tipologie di agenti tossici che alterano acqua, aria e suolo nel mondo. Gas di scarico di automobili e industrie, sostanze chimiche, plastiche, fertilizzanti e anidride carbonica. Le cause principali sono dunque riconducibili a traffico motorizzato, combustione, agricoltura e industria e comunque a molte delle attività antropiche svolte dalla rivoluzione industriale in poi. La contaminazione ambientale perdura dunque da un paio di secoli e alcune delle sostanze nocive sono in circolo da decenni a causa della loro struttura chimica che le rende persistenti e praticamente eterne.
I cosiddetti PFAS sono sostanze contaminanti ormai diffuse sull’intero Pianeta da molto tempo. Con il nome collettivo PFAS si indicano circa 4500 sostanze chimiche, simili per struttura, con la prerogativa di essere persistenti nell’ambiente, vale a dire non si degradano, mai. Sono chiamate anche sostanze eterne proprio per sottolineare questa caratteristica intrinseca strutturale che le differenzia da altri agenti inquinanti. Il risultato è il loro accumulo negli anni sui terreni e soprattutto nelle falde acquifere. Derivano principalmente dalle lavorazioni industriali che rendono impermeabili, ignifughi o antiaderenti determinati prodotti anche di uso comune come pentole e utensili da cucina.
PFAS è l’acronimo utilizzato per identificare le cosiddette sostanze perfluoro alchiliche contenute in molti dei prodotti di uso quotidiano in commercio ed utilizzate dalle industrie chimiche in tutto il mondo. Come nel caso della 3M, gigante chimico americano, che ha raggiunto un accordo rispetto alle accuse relative alla contaminazione dell’acqua potabile, dovuta appunto al rilascio di PFAS nelle forniture idriche pubbliche. In 13 anni saranno corrisposti circa 10 miliardi di dollari che serviranno alle città, alle contee e ai villaggi per ripulire e bonificare dalle sostanze tossiche rilevate nelle aree inquinate.
La maxi transazione non certifica un’ammissione da parte dell’industria statunitense che persiste nel negare ogni responsabilità della contaminazione riscontrata in molti siti riconducibili alle sue attività di produzione. Nonostante siano state istruite ben 4mila cause a suo carico per la stessa motivazione, la 3M non chiede nemmeno scusa e considera il pagamento come l’avvio di una nuova politica che la porterà gradualmente ad abbandonare l’uso di alcune delle sostanze incriminate. A questo nuovo approccio verranno affiancati ingenti investimenti volti ad implementare la tecnologia di filtrazione dell’acqua utilizzata nella fase di produzione industriale.
La problematica non tocca solo gli Stati Uniti, ma purtroppo è ben nota anche in Italia. Il Veneto, il Piemonte e la Lombardia presentano situazioni analoghe di gravi contaminazioni delle proprie falde acquifere a causa dello scarico di PFAS. La contaminazione da perfluoroalchiliche riguarda tutti i livelli: acque superficiali, acque di falda e acquedotti pubblici. La causa comune a tutte le aree è riferibile agli scarichi industriali incontrollati, imputabili a impianti chimici delle zone, che risalgono agli anni ’70, ma che persistono tutt’ora, proprio in virtù della struttura chimica tipica delle sostanze inquinanti.
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