Da parte della associazione animalista americana PETA arriva un nuovo sconvolgente rapporto che riguarda il rapimento di migliaia e migliaia di scimmie da utilizzare poi in laboratorio come cavie
La sperimentazione animale è da lungo tempo ormai messa in discussione. La sua validità negli anni è stata sconfessata più volte e, come riportato anche dalla associazione animalista internazionale con sede negli Stati Uniti, anche le sostanze mediche che superano tutti i test dolorosissimi effettuati sugli animali si infrangono poi durante i trial su candidati umani.
Ma non si tratta solo di sperimentazione medica quanto a volte di trattamenti che superano le peggiori torture concepibili dagli esseri umani. Nonostante il progresso della scienza abbia dimostrato che ormai è possibile una sperimentazione totalmente priva di elementi vivi inconsapevoli su cui condurre esperimenti, occorre un cambio globale e soprattutto un cambio nella normativa che escluda trial su animali per fantomatici progressi scientifici. Anche perché l’industria della sperimentazione scientifica si porta dietro, ed è questa la nuova denuncia da parte di PETA, tutta un’altra industria che a questa sperimentazione fornisce cavie inconsapevoli rapite in natura o prodotte in serie solo per soffrire.
Le nuove rotte del commercio delle scimmie che arrivano nei laboratori passano in buona parte dall’Asia. E il problema, a parte quello etico che dovrebbe portare l’intera comunità scientifica a smettere di giustificare alcuni comportamenti, riguarda anche la possibilità che intere popolazioni di scimmie e primati scompaiano del tutto. Perché si tratta di un traffico ovviamente illegale ma che a quanto pare non può, o non vuole, essere fermato.
I Paesi maggiormente coinvolti, questo emerge dal rapporto PETA, sono Indonesia, Vietnam, Cina e Cambogia. I numeri riguardo le scimmie al momento presenti in un laboratorio negli Stati Uniti sono agghiaccianti: siamo nell’ordine di oltre 100 mila animali. Con, come è facile immaginare, un tasso di sopravvivenza che è prossimo allo zero.
Come riportato anche dal sito ufficiale dell’associazione animalista, esistono alcune alternative che potrebbero porre fine sia al traffico che sta decimando la popolazione di scimmie nel continente asiatico sia all’infinita catena dell’orrore cui questi animali ed altri animali sono sottoposti per quelli che sembrano progressi scientifici ma che in realtà poco hanno di scientifico e di certo molto poco di progresso. Tra le opzioni che possono essere utilizzate ci sono i test in vitro che, grazie alla evoluzione della scienza sono ora in grado di creare cellule e strutture umane perfettamente in grado di reagire come organi veri, i test attraverso i computer, cui possono dare una grossa spinta anche l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e poi i simulatori di pazienti umani.
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