Sta entrando prepotentemente nell’attualità, e dopo l’esperienza della pandemia il timore di un altro contagio fa sobbalzare la popolazione mondiale. Negli scorsi giorni si sono iniziati a contare i casi di vaiolo delle scimmie. In Italia 3 casi riportati, tutti di persone che di recente hanno fatto viaggi internazionali. Gli spostamenti sempre più rapidi, quasi a dimostrazione che “tutto il mondo è Paese”, riportano sempre il rovescio della medaglia. E la diffusione rapida dei virus ne è una dimostrazione.
Tuttavia per il momento non sono previste restrizioni nei viaggi. Gli esperti dell’OMS fanno notare che “stiamo assistendo a un cambiamento nella distribuzione per età dei casi, ma anche a un cambiamento nella distribuzione geografica dei casi. Dobbiamo capire davvero il comportamento umano in quelle regioni e cercare di impedire che la malattia raggiunga l’uomo”. Il passaggio di un virus da animale a uomo purtroppo è noto dal contagio da Covid-19, ed ora la minaccia torna con il vaiolo per le scimmie.
Vaiolo delle scimmie, i dettagli sul contagio
Il vaiolo delle scimmie è una malattia che ha un ceppo simile allo storico vaiolo debellato in Italia intorno agli anni ’80. Infatti gli esperti asseriscono che chi è già vaccinato per il vaiolo ha probabilità minori di essere contagiato. I sintomi iniziano come una normale influenza, con febbre e dolori muscolari. Presto interviene gonfiore ai linfonodi ed eruzioni cutanee su viso e corpo.
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Nei luoghi in cui la malattia è endemica le persone morse da roditori o piccoli animali sono state contagiate da animale a uomo. Ma la trasmissione tra uomo e uomo non è così semplice. Si può verificare attraverso scambio di fluidi corporei, lacrime, secrezioni nasali, saliva o eruzioni cutanee.
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Per ora l’OMS si sta concentrando sullo studio della malattia e sulla sua assonanza con il vaiolo di cui si possiede già il vaccino. Se fosse confermata, il vecchio vaccino per il vaiolo nostrano potrebbe tornare in auge. L’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha recentemente dichiarato che la malattia al momento risulta mortale per l’uomo in un caso su 10.