“Vampiri di mare”, scopriamo perché l’aumento degli esemplari di questa specie non sarebbe affatto un buon segno: gli esperti lanciano l’allarme
Dovunque – a partire dalle piattaforme social, fino ad arrivare ai tg nazionali – sentiamo parlare di tematiche che, in materia di clima e di salvaguardia della biodiversità, non potrebbero far a meno di metterci sull’attenti. D’altra parte, a fronte del surriscaldamento globale che sta imperversando ormai da parecchi anni, è logico aspettarsi conseguenze catastrofiche per quel che concerne la flora e la fauna.
Sempre più specie stanno andando incontro al rischio di estinguersi. Addirittura, sarebbero solamente una manciata i decenni che ci separano dalla scomparsa definitiva di alcuni degli animali più affascinanti del pianeta (la cui situazione, laddove decidessimo di non intervenire, è destinata a peggiorare con sempre maggiore rapidità).
Pertanto, quando si parla di ripopolamento di una determinata specie, a primo impatto una notizia del genere non potrebbe far a meno di rallegrarci. Eppure, come insegnano gli esperti, non sempre l’aumento di esemplari di una determinata categoria di animali è sinonimo di benessere in termini di biodiversità e di tutela dell’ambiente.
Sarebbe proprio questo il caso dei celeberrimi “vampiri di mare” – il soprannome col quale sono note le lamprede – che starebbero ripopolando i grandi laghi degli Stati Uniti. Il fatto che si stiano riscontrando sempre più esemplari di questi pesci predatori, appartenenti alla classe degli Agnati, è tutt’altro che un buon segno agli occhi della comunità scientifica. La loro presenza massiccia, infatti, è il sintomo di un malessere planetario di cui gli esseri umani, come è facilmente intuibile, sarebbero i principali responsabili.
Conosciamo perfettamente la situazione di specie in via di estinzione. Quante volte, ad esempio, si parla dei rischi a cui vanno incontro animali quali gli elefanti, la cui sopravvivenza, oramai, parrebbe essere fatalmente compromessa? Per non parlare delle innumerevoli specie ittiche che rischiano di scomparire entro breve tempo, ma che, paradossalmente, stiamo continuando a consumare ogni giorno sulle nostre tavole. Un fenomeno, quest’ultimo, che non sembrerebbe minimamente interessare i cosiddetti “vampiri di mare”.
Si tratta delle lamprede, celeberrime per via del loro corpo allungato e della temibile bocca ovale, caratteristica proprio in virtù dei denti affilati disposti a forma di ventosa. Trattandosi di predatori che si cibano di altri pesci, le lamprede adoperano la loro dentatura spaventosa per attaccare i malcapitati di cui si nutrono (in genere salmoni o trote). Il soprannome “vampiri”, difatti, si lega proprio alla tecnica con cui questa specie azzanna le sue prede, succhiandone via tutti i liquidi corporei e lasciandole così prive di vita.
Ebbene, il ripopolamento di lamprede riscontrato nei grandi laghi statunitensi è un fenomeno che starebbe preoccupando immensamente gli esperti. A differenza di altre specie animali – il cui aumento di esemplari, all’opposto, dovrebbe solamente portarci a tirare un sospiro di sollievo -, i “vampiri di mare” sono tutt’altro che benefici all’interno degli habitat che li ospitano. La loro presenza nei laghi statunitensi, infatti, starebbe causando la progressiva scomparsa di salmoni e trote (i quali, come già specificato, sarebbero le prede che le lamprede in assoluto preferiscono).
Gli esperti, chiamati ad analizzare il tutto, hanno individuato una sola ed unica causa a monte del progressivo affollamento da parte di questi predatori. Un fenomeno contro il quale, purtroppo, staremmo facendo molto poco per tentare di arginare le conseguenze disastrose che esso, nel corso dei decenni, potrebbe arrivare a determinare.
A monte della scomparsa di salmoni e trote dai laghi statunitensi ci sono le lamprede, e a monte del ripopolamento di queste troviamo i cambiamenti climatici, tra le problematiche più dibattute degli ultimi anni. Gli studi condotti dagli esperti, a questo proposito, hanno evidenziato come il surriscaldamento globale, di fatto, stia comportando delle temperature sempre più elevate anche per quanto concerne gli oceani. Le lamprede, che detestano le acque calde, si starebbero quindi spostando verso i grandi laghi, con annessa perdita degli esemplari di cui si cibano.
Un fenomeno che gli esperti di clima e di biodiversità non mancano di tenere sotto stretto controllo, al fine di arginarne (per quanto possibile) gli effetti disastrosi. Tuttavia, al momento, non è stata avviata alcuna operazione proprio a fronte dei costi elevati che si richiederebbero.
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