Uno studio condotto da alcuni scienziati ha dimostrato come i bagliori individuati su Venere non sarebbero stati prodotti da fulmini nell’atmosfera del pianeta.
Tempo fa, si erano registrati alcuni bagliori su Venere, emissioni di luce individuate da sonde spaziali, che alcuni scienziati pensavano potessero essere dei fulmini verificatisi nell’atmosfera del secondo pianeta del sistema solare.
Un nuovo studio, però, ha ribaltato questa ipotesi: gli esperti hanno spiegato che i fulmini sono molto rari sul pianeta arrivando alla conclusione che quei bagliori fossero stati provocati da meteore che bruciano nell’atmosfera.
Non sarebbero frutto di fulmini nell’atmosfera, i bagliori che in passato sono stati intercettati su Venere da alcune sonde spaziali o vari strumenti. A dimostrarlo uno studio condotto da alcuni scienziati e pubblicato sul Journal of Geophysical Research: Planets.
Secondo l’analisi in questione, che ha esaminato nuovi dati provenienti dalle sonde in orbita, i fulmini nell’atmosfera del secondo pianeta del sistema solare sarebbero molto rari. Per questa ragione, gli esperti ipotizzano che quei bagliori non sarebbero scariche elettriche, bensì generati dalla combustione delle meteore sempre nell’atmosfera di Venere.
Per dimostrarlo sono stati confrontati i dati delle meteore che cadono su Venere e sulla Terra, ipotizzando fossero simili e poi calcolando le emissioni di luce che avrebbero dovuto generare.
Questi studi vengono condotti per la realizzazione di nuove sonde spaziali da poter inviare su Venere, da tempo, difatti, si progettano missioni di questo tipo. Trattandosi di fulmini, i produttori delle sonde dovrebbero avere determinate caratteristiche che consentono di non farle danneggiare. La nuova ipotesi formulata dagli scienziati potrebbe, dunque, far cambiare direzione nella costruzione delle navicelle spaziali poiché i fulmini non rappresenterebbero un vero pericolo per le missioni che verranno avviate in futuro. Le meteore è stato evidenziato brucerebbero ad un’altitudine di circa 100 chilometri sopra la superficie delle nuvole del pianeta.
L’interesse sarebbe quello di arrivare sul pianeta del sistema solare, su cui sono emersi nuovi importantissimi dati di recente: è stata ipotizzata, dopo un monitoraggio, la presenza di un vulcano attivo, circostanza che indicherebbe attività geologica.
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