L’allarme arriva dagli scienziati, l’aspetto è innocuo ma la verità è tutt’altra. Comunemente noto come verme martello, il Bipalium è in realtà altamente tossico.
Arriva anche in Italia il Bipalium, il temibile verme martello dall’aspetto de tutto innocuo. A lanciare l’allarme sono stati degli scienziati preoccupati in modo particolare dalla elevata capacità del verme di secernere una tossina dal potenziale nocivo massimo. Questo verme, volgarmente noto come verme martello, ha iniziato la sua ascesa negli Stati Uniti, dove al momento rappresentano una vera e propria minaccia.
Colonie intere di questi esseri hanno infatti invaso le aeree attorno a Washington destando clamore e allerta nella pubblica opinione. Il problema purtroppo non è di certo confinato soltanto al continente americano, anche la nostra penisola è infatti diventata meta di peregrinaggio del Bipalium, ma vediamo meglio.
Ma quali sono le sembianze di questo verme? Cosa c’è da sapere per poter scampare il pericolo nel caso in cui ci si dovesse imbattere in questa specie così pericolosa? La specie più comune di Bipalium è lunga 2 cm e mezzo, presenta un corpo viscoso, ricoperto di muco, dal colore marrone-giallognolo. In realtà esistono diverse sottospecie del verme tossico tutte di colori differenti.
La caratteristica comune a tutte risiede comunque nella conformazione della testa dell’invertebrato: piatta e larga provvista di particolari padiglioni auricolari disposti ai lati, tali da ricordare la forma di un martello. Altro aspetto comune è la presenza di una regione, sul ventre, dotata di numerosissime ciglia che permettono all’animale di attaccare più velocemente le vittime.
Provvisto di un sistema muscolare molto resistente, questo verme riesce grazie alle ciglia, alle secrezioni mucose e alla rapidità ad arrestare e uccidere le proprie vittime. L’elemento responsabile della tossicità del verme è rappresentano da una particolare neurotossina capace di indurre la morte in un essere umano per arresto cardiaco: la tetrodossina. Un solo verme non può uccidere un essere umano.
C’è da dire però che data la loro massiccia presenza nelle coltivazioni anche destinate allo scopo alimentare, il pericolo, sostengono gli scienziati, non è da sottovalutare. La natura del verme è inoltre predatoria, tesa cioè a distruggere gli ecosistemi in cui si inserisce che sono sempre più indeboliti dal cambiamento climatico. La prima comparsa del verme in Italia risale al 2020, anno della pandemia da Covid-sars19.
Per questa ragione è stato ribattezzato col nome di Humbertium Covidum. Il problema, fra gli altri, è ora corroborato da un fatto fondamentale: essendo una specie non autoctona per i nostri territori, non esiste alcun parassita effettivamente in grado di combatterlo e contenerne la diffusione. La concentrazione è attualmente preoccupante in Veneto dove si è invitata la popolazione ad inviare segnalazioni.
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