Nel 1944 si registrò l’ultima eruzione del Vesuvio, diversi paesi furono coinvolti e tante sono state le testimonianze.
Sono passati 79 anni dall’ultima eruzione del Vesuvio. Erano, infatti, le 16:30 del 18 marzo del 1944, quando cominciò l’ultima esplosione del vulcano e i paesi interessanti furono San Sebastiano, Massa, Pompei, Nocera, Poggiomarino e Scafati. L’evento fu ampliamente documentato da Giuseppe Imbò, direttore dell’Osservatorio Vesuviano, e dalle truppe alleate presenti sul territorio napoletano. La comunità scientifica sostiene che quella fu un prosieguo di quella del 1906.
Il pomeriggio di quel 18 marzo del 1944 cominciò l’ultima eruzione del Vesuvio ed è andata avanti per dieci giorni. Giuseppe Imbò mise a repentaglio la sua vita per compiere un lavoro scientifico e per documentare tutto. Le truppe americane e britanniche che si trovavano a Napoli dopo che la città era finalmente libera dall’occupazione nazista hanno documentato con video e foto per la prima volta l’evento.
Il lavoro di Giuseppe Imbò fu fondamentale e non abbandono mai l’Osservatorio, la sua ricerca fu scrupolosa e attenta, ma nel 1943, gli alleati gli sequestrano diverse stanze e si ritrovò ad avere pochi strumenti e un solo ufficio. Lo stesso studioso arrivò ad un’altra conclusione: una nuova eruzione potrebbe esserci, ma le sue parole furono ascoltate troppo tardi.
Prima: cominciò il 18 marzo, l’esplosione ha distrutto parzialmente il cono di scorie presenti sulla sommità. Cominciò una debole attività stromboliana. Il giorno dopo le colate avevano una velocità compresa tra i 50 e 300 metri all’ora e cominciarono a minacciare i centri abitati di Massa e San Sebastiano. L’esercito riuscì a gestire l’evacuazione in tempo 7000 residenti furono allontanati.
Seconda: cominciò il 21 marzo e si registrarono fontane di lava alte fino a 800-1000 metri. L’ultima di otto durò 5 ore. Furono rilasciate grani quantità di cenere.
Terza: iniziò il 22 marzo e si registrano esplosioni di discreta intensità e lancio di bombe e lapilli. La colonna di gas e ceneri che si formò superò i 5 km che riuscì a depositare ceneri e scorie a Sud-Est del vulcano. La colonna fu capace di formare piccoli flussi piroclastici che scorrevano sui lati del cono. Il peso della cenere causò il crollo dei tetti e persero la vita 23 persone.
Quarta: inizio la mattina del 23 marzo, si formarono colonne eruttive alte quasi 2 km causate dall’ingresso di acqua nel condotto vulcanico. Furono registrate attività sismiche. A partire dal 24 marzo cominciò a diminuire l’attività eruttiva che si è conclusa definitivamente il 29 marzo.
Durante quei giorni furono emessi più di 245 milioni di metri cubi di materiale e diversi furono i danni registrati a Pompei, Scafati, Poggiomarino e Nocera. Il 26 marzo per il crollo dei tetti morirono 21 persone. Napoli, invece, non subì grossi danni per fortuna.
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