Come si può cambiare in modo che le abitazioni da qui al 2030 possano raggiungere la classe A? Una domanda cui prova a rispondere il rapporto Civico 5.0 redatto da Legambiente
L’associazione ambientalista ha pubblicato di recente il nuovo rapporto Civico 5.0, il Diritto a Vivere in classe A. Si tratta di un rapporto che prende spunto dalla situazione in cui si trovano alcune aree residenziali popolari in 7 città italiane. Si passa da Corvetto, zona molto popolosa di Milano, per l’Isolotto di Firenze scendendo giù al Casilino 23 di Roma fino a via Turati a Caltanissetta.
E nel corso di questo viaggio che, come si legge nel comunicato stampa copre da nord a sud, si sottolineano le criticità dell’edilizia popolare ma, come sempre, il rapporto è anche l’occasione per mettere in campo idee nuove per il domani. Quello su cui l’associazione si concentra è quindi cercare di smuovere le istituzioni e la popolazione perché il patrimonio edilizio italiano arrivi preparato alla sfida del 2030 e della classe A per tutti. Una classe A che secondo Legambiente non è un lusso a pagamento ma deve trasformarsi in un diritto.
Vivere in classe A, l’evoluzione in 5 punti
Il piano di Legambiente va a guardare quello che è uno strumento che è stato utilizzato nel passato recente: il superbonus. Ciò che è interessante sono le modifiche che l’associazione ambientalista propone per trasformare lo strumento del superbonus da una forma di sostegno elitario, dato che per esempio anche solo le detrazioni fiscali al 50% per chi intende acquistare un pannello solare al momento sono richiedibili solo da chi è detentore di un immobile e ha un reddito, a una forma di sostegno che possa permettere una reale trasformazione del patrimonio edilizio nazionale.
La proposta riguarda per esempio la possibilità di aprire agli immobili che non abbiano un impatto termico fisso andando allo stesso tempo però a modulare l’entità del superbonus, senza rimanere con una quota fissa ma andando a lavorare in proporzione in base al reddito di chi richiede l’intervento e alle effettiva portata del lavoro che viene sovvenzionato dallo Stato in questo modo. Un altro punto su cui batte il rapporto di Legambiente è quello di riconoscere un intervento dello Stato più sostanzioso nel caso questo avvenga all’interno di un progetto di rigenerazione urbana oppure se l’immobile viene inserito nel mercato degli affitti calmierati, andando invece ad escludere dagli incentivi le case vuote.
Un percorso davvero green
Un’altra questione affrontata dal rapporto di Legambiente Vivere in classe A riguarda la proposta di escludere le fonti fossili in qualunque modo dagli interventi sovvenzionati dallo Stato. Al momento infatti anche le caldaie a gas possono rientrare negli interventi oggetto dei bonus. Come sottolinea Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, “serve con urgenza una nuova e lungimirante politica di efficiente energetica per il settore edilizio che sia al tempo stesso anche una grande politica di welfare per imprese e famiglie“. I superbonus non sono qualcosa da eliminare perché possono essere utili, quindi, ma vanno tarati in un’ottica di vera riqualificazione energetica e di vera riduzione delle emissioni.