[galleria id=”1531″]In tema di vivisezione ed esperimenti sugli animali, l’Italia rischia una multa molto salata per il mancato recepimento di una direttiva europea. La Commissione Europea potrebbe deferire il nostro Paese alla Corte di Giustizia europea perché non è stata recepita la direttiva 2010/63, relativa proprio ai test sugli animali. In questo caso per l’Italia ci sarebbe una multa da più di 150.000 euro per ogni giorno di violazione del provvedimento legislativo.
La norma
L’Italia non ha ancora recepito la direttiva europea 2010/63, che disciplina le norme sullo svolgimento di test scientifici sugli animali. Si tratta di una legge che riguarda nello specifico la tutela degli animali che vengono usati a fini scientifici all’interno dei Paesi dell’Unione Europea. Sono presenti delle restrizioni che, in alcuni casi, fermerebbero alcuni studi nel nostro Paese e non solo. Le norme contenute in questa direttiva avrebbero dovuto comporre una legge, che era attesa entro lo scorso anno dal nostro Parlamento. Ciò non è avvenuto e adesso la Corte potrebbe condannare il nostro Paese al pagamento di una multa da più di 150.000 euro per ogni giorno di violazione delle norme. Non è la prima segnalazione che viene effettuata dall’Europa in merito a questo provvedimento. Già nello scorso mese di giugno c’era stato un parere motivato, un altro passaggio che Bruxelles aveva effettuato per segnalare il provvedimento. L’Italia al momento è l’unico Paese dell’UE a non aver recepito le norme in questione. Il percorso del decreto legislativo 587 del 2012, quello che doveva essere trasformato in legge dal Parlamento, è passato alla Camera ed è fermo, dopo tutto questo tempo, al Senato, dove ancora non è stato raggiunto un accordo.
Le responsabilità
E’ difficile comprendere di chi sia la responsabilità del mancato recepimento della direttiva europea nel nostro Paese. Il dibattito parlamentare si è fermato ad un punto di difficile risoluzione. Gli animalisti sostengono che le misure previste da queste norme non siano sufficienti per garantire la tutela degli animali. Altri sostengono che sarebbe necessario sottoporre le cavie alle sperimentazioni per testare i farmaci. Sull’argomento è intervenuta anche la Lega Anti Vivisezione, che ha spiegato come la colpa della situazione di stallo che si è venuta a creare non sia degli animalisti. Con una nota, la Lav ha spiegato che il ritardo non dipenderebbe dagli animalisti o dal dibattito politico, ma “è riconducibile alle pressioni esercitate dalla lobby vivisettoria per modificare l’art. 13 della Legge di Delegazione UE n.96 del 2013 che limita alcuni tipi di esperimenti su animali, rende obbligatorio l’utilizzo dell’anestesia e concreto il sostegno ai metodi sostitutivi (che non fanno uso di animali) di ricerca”. La Lav ha tenuto a sottolineare che il Governo dovrebbe modificare lo schema di decreto legislativo per renderlo conforme ai principi di recepimento.
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La vivisezione in Italia
La vivisezione, anche nel nostro Paese, non è un argomento che dovrebbe rimanere lontano dalle riflessioni, dato che continua a causare milioni di vittime. Secondo quanto ha voluto sottolineare la Lav, nessuna specie vivente può essere sottoposta a delle sperimentazioni per altre specie, dal momento che ci sono molteplici caratteristiche differenti. In Italia sono 609 i laboratori che effettuano sperimentazioni sugli animali, con un aumento negli ultimi tempi delle sperimentazioni in deroga, che avvengono anche senza anestesia. Nel nostro Paese, dal 2007 al 2009, sono stati usati 2.603.671 animali, nei vari laboratori suddivisi in varie regioni, come la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Lazio, la Toscana e il Veneto.
La Lav ha pubblicato i risultati dello studio relativo al 2008/2009 in un dossier, “La vivisezione in Italia regione per regione”, un documento che mostra tutti i dati più recenti diffusi dal Ministero della Salute. Nel corso del biennio preso in considerazione sono stati effettuati 350 esperimenti sugli animali senza anestesia. E’ impossibile definire quanti siano stati gli animali coinvolti in queste procedure, che hanno messo a dura prova la salute di questi esseri viventi. Sono stati provocati innesti, studi psichiatrici, trapianti di organi, fratture, stimolazioni con elettrodi, lesioni del midollo. La Lav fa notare quanto la sperimentazione animale sia pericolosa anche per gli esseri umani, visto che viene considerata la quarta causa di morte negli Stati Uniti. Secondo l’organizzazione animalista, gli studi sugli animali non possono portare a dei risultati concreti, anche a causa delle differenze tra le varie specie. Ad esempio, la dose mortale di diossina può variare di molto, anche tra specie che geneticamente vengono considerate affini. Nel ratto è di 20 mg/kg, nel topo di 200 mg/kg e nel criceto di 5000 mh/kg. Per questo motivo questi test non possono essere attendibili e, secondo la Lav, non costituiscono un modello scientifico validato. Queste attività, secondo l’associazione animalista, si basano solo su interessi economici.
Secondo i dati del Ministero della Salute, nel 2013 sono stati sfruttati per la sperimentazione topi (60,96%), ratti (13,96%), animali a sangue freddo (12,47%), uccelli (5,88%), conigli (3,12%), cavie (1,49%) e primati. In gran parte dei casi questi animali provengono da stabilimenti che allevano animali appositamente per le attività di sperimentazione e spesso si tratta di animali geneticamente modificati. In altri casi gli animali vengono prelevati direttamente in natura, causando numerosi danni per la loro salute, dal momento che vengono catturati e trasportati nei laboratori, oltre, ovviamente, ad un impoverimento dell’ecosistema. Dal 2007 al 2009 sono stati 12 milioni gli animali sottoposti ad esperimenti nei laboratori dei Paesi europei e 115 milioni quelli in tutto il mondo. Naturalmente all’interno di questi numeri non possono essere inseriti invertebrati e forme fetali. Per questo motivo si tratta di numeri che non possono essere considerati esatti, ma sono sottostimati.
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