Poco carburante ed una comunicazione non proprio ottimale furono le motivazioni dello schianto del volo Avianca 52 nell’ormai lontano 25 Gennaio 1990. Ecco cosa accadde durante quel transito aereo.
È uno di quegli avvenimenti che nessuno può immaginare come reale eppure è accaduto. Un aereo può finire le sue scorte di carburante; in cielo però non ci sono stazioni di rifornimento. L’unica cosa che si può fare è scendere presso la pista d’atterraggio più vicina e riempire nuovamente i serbatoi. Se però la comunicazione con le torri di controllo non è ottimale, può succedere un vero e proprio dramma.
Questo è l’incipit della storia del volo Avianca 52, il quale nel lontano 25 Gennaio 1990 doveva trasportare 158 passeggeri, di cui 9 membri dell’equipaggio, da Bogotà a New York. Ma cosa avvenne precisamente in quegli attimi così frenetici? Torniamo indietro di più di 30 per raccontare nel dettaglio la storia di questo sfortunato velivolo.
L’aereo, come si diceva in precedenza, proveniva direttamente da Bogotà, capitale colombiana. Esso doveva atterrare per le 20.50 all’aeroporto John Fitzgerald Kennedy di New York. In quella infausta sera però si misero di mezzo due fattori assai preoccupanti per i piloti del velivolo: infatti il tempo atmosferico era pessimo vista la pioggia, le nubi, la foschia ed i wind shear (variazioni di vento improvvise e di intensità assai considerevole) ed inoltre le strutture aeroportuali erano congestionate da un intenso traffico di aerei.
La parte peggiore deve ancora arrivare: il mezzo di trasporto volante stava esaurendo il carburante a disposizione. Per questo motivo contattarono i primi aeroporti disponibili per richiedere un atterraggio di emergenza. A complicare la situazione vi era la comunicazione del primo pilota: esso infatti non sapeva parlare bene l’inglese. Le torri di controllo, non capendo la gravità della situazione, fecero circuitare l’aereo su un percorso d’attesa nei cieli.
Questa situazione d’attesa si protrasse per ben 20 minuti finché l’aeroporto J.F.Kennedy rilasciò l’autorizzazione per l’atterraggio. I piloti tentarono una prima volta ma una bordata di fortissimo vento li sospinse via. Decisero quindi di far manovra e riprovare una seconda volta. Nel corso di questo secondo tentativo però, l’aereo finì completamente il carburante e si schiantò presso il bosco di Cove Neck, a poca distanza da un’abitazione isolata. Nello schianto persero la vita sul colpo 73 persone mentre le restanti 85 rimasero ferite.
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