La tragedia del volo Korean Air Lines 007, sui cieli dell’Unione Sovietica: il parallelismo con la strage di Ustica.
Era il 27 giugno 1980, quando un aereo di linea decollato da Bologna e diretto a Palermo, il DC-9 di Itavia, precipitò nel Mar Tirreno vicino all’isola di Ustica. Tutti gli 81 passeggeri a bordo di quel volo perirono in una delle notti più buie della Repubblica Italiana: una lunga serie di omissis, segreti di stato, mezze verità e depistaggi hanno sempre impedito che su quanto accaduto venisse fatta piena luce. La strage di Ustica torna oggi di attualità, dopo la morte del giornalista Andrea Purgatori, che se ne occupò a lungo, grazie a nuove e inedite dichiarazioni.
Sono le parole dell’ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato, a lungo parlamentare e fino a settembre dello scorso anno Presidente della Corte Costituzionale, a riaprire una ferita che in fondo non era mai stata sanata: l’uomo politico di lungo corso, oggi 85enne, in un’intervista ha sostenuto che la strage di Ustica, di cui ancora oggi non si conosce la reale dinamica, sarebbe stata compiuta dai francesi.
Questi avrebbero abbattuto per errore il DC-9 dell’Itavia con un missile appunto francese che era invece destinato al dittatore libico Gheddafi. Quella che oggi appare come una tesi controversa e per certi versi assurda va vista nell’ottica di un clima incandescente in quegli anni, con due blocchi contrapposti, uno filo occidentale e uno filo sovietico, che apparivano sempre sull’orlo di una nuova guerra mondiale, le cui conseguenze sarebbero state devastanti. Le affermazioni di Amato sono state da lui stesso riviste e hanno comunque trovato molte critiche, per cui quello che accadde a Ustica resta un mistero.
Le parole di Amato arrivano peraltro nel quarantesimo anniversario di una vicenda drammatica che con Ustica ha molti punti in comune, a partire dal contesto in cui avvenne, ovvero quello della guerra fredda. In questi giorni, infatti, ricorre il 40esimo anniversario dell’abbattimento del Volo Korean Air Lines 007, un volo civile sudcoreano da New York a Seul con scalo ad Anchorage. Il volo venne abbattuto da un caccia sovietico, vicino all’isola Moneron, nel mar del Giappone, il primo settembre 1983.
Appena qualche giorno dopo, il governo sovietico ammise di aver abbattuto per errore l’aereo, scambiato per un volo militare, in quanto i piloti avevano invaso lo spazio aereo dell’URSS, sorvolando la penisola di Kamčatka. Quella che – visti i nomi delle località interessate – sembra una partita a Risiko è invece una drammatica vicenda, con accuse reciproche e disinformazione. Il tragico errore causò una crisi dei rapporti tra USA e URSS, oltre a tutta una serie di teorie e speculazioni. Alla vicenda, il gruppo punk italiano CCCP dedicò il brano Spara Jurij, in cui il protagonista del brano è Jurij Andropov, all’epoca segretario generale del PCUS, ovvero l’uomo politico sovietico più influente.
Quello che è certo è che le vittime di quella strage furono 269, di cui 105 sudcoreani e 69 statunitensi. O forse non è nemmeno così, almeno stando alle leggende metropolitane che sulla vicenda si sono rincorse nel tempo. Secondo una di queste, l’aereo abbattuto sarebbe stato un aereo da spionaggio statunitense invece del volo civile sudcoreano. Ancora più suggestiva una tesi che prese piede quasi vent’anni dopo la strage del volo sudcoreano abbattuto da un caccia sovietico.
Una tesi che ha avuto come teorizzatore non un personaggio a caso, ma Bert Schlossberg, genero di Alfredo Cruz, che in quella strage perse la vita. L’uomo – nel gennaio 2001 – ha costituito un comitato per il rilascio dei sopravvissuti del volo, noto anche come KAL 007, abbreviazione di Korean Air Lines 007. Schlossberg sostiene che l’aereo colpito avrebbe effettuato un atterraggio d’emergenza nei pressi di Moneron e che qui il KGB avrebbe preso prigionieri i superstiti, tra cui un deputato del congresso USA, ovvero Larry McDonald, impegnato nelle battaglie anticomuniste. Secondo i fautori di questa tesi, peraltro, proprio il deputato sarebbe stato l’obiettivo dei sovietici, che quindi non avrebbero abbattuto il volo per sbaglio. L’uomo politico si sarebbe salvato e sarebbe stato al centro di una trattativa per il suo rilascio.
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