Era 3 Marzo 1991 quando il volo United Airlines 585 decollò per l’ultima volta. Uno schianto a pochi chilometri dalla pista però non consentì mai un atterraggio del velivolo.
La UnitedAirlines è una delle maggiori compagnie aeree degli USA. Tutt’oggi è la terza al mondo per passeggeri trasportati ed è presente in oltre 60 stati. Quella che vi raccontiamo oggi è forse la macchia più nera nella storia di questa azienda. Per immergerci completamente nella narrazione però dobbiamo fare un balzo indietro nel tempo di più di 30 anni, tornando al 3 Marzo 1991.
Il volo United Airlines 585 era svolto da un Boeing 737-291 Advanced, uno dei miglior velivoli presenti a quei tempi. Sino a quel giorno aveva compiuto più di 26mila ore di trasporto e tutti gli apparecchi al suo interno erano di ottima fattura. Il volo in questione trasportava 25 persone, di cui 20 passeggeri e 5 membri dell’equipaggio e aveva il compito di sorvolare alcune città americane come Colorado, Denver, Peoria e l’Illinois.
I piloti di questo volo avevano un’ottima esperienza: il comandante Harold Green, di 52 anni, possedeva più di 10mila ore in alta quota. Veniva considerato dai colleghi un conservatore, ossia un uomo che si adoperava sempre tramite procedure operative standard. Il secondo pilota, Patricia Eidson, di 42 anni, invece aveva sulle spalle più di 4mila ore di volo ed era reputata assai competente nelle sue mansioni.
Il viaggio di questo volo era apparentemente breve: era infatti decollato alle 9:23 da Denver e l’atterraggio era previsto per le 9:46 in quel di Colorado Springs. Alle 9:37 il velivolo era pronto per mettere il carrello a terra. Nonostante ciò, in fase di discesa l’aereo virò a destra e il muso si spinse verso il basso. I piloti tentarono di riprendere il controllo del mezzo ma non ci fu nulla da fare. Esso si schiantò a Widefield Park ad una velocità di 390 chilometri orari dissolvendosi in una palla gigante di fuoco. Tutti e 25 i passeggeri morirono sul colpo.
Le indagini seguenti all’incidente catastrofico durarono circa 21 mesi e furono portate avanti dal National Transportation Safety Board. Tra i rottami però, niente diede un chiarimento sulle cause dello schianto. Per questo motivo il caso fu chiuso. Fu però riaperto dopo circa 3 anni quando un altro aereo precipitò in circostanze similari. Si venne dunque a conoscenza che la servovalvola prodotta dalla ditta Parker Hannifin e impiantata su diversi velivoli era difettosa. In casi di stress del timone infatti non permetteva un comando consono con i voleri dei piloti.
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