Il 3 settembre 2010, esattamente tredici anni fa dunque, si è consumato il dramma del Volo UPS Airlines 6: cosa avvenne e chi sono le vittime.
Durante un atterraggio di emergenza all’Aeroporto Internazionale di Dubai, il 3 settembre 2010, un volo aereo prese fuoco. Le immagini di quanto accaduto a quel volo cargo, l’UPS Airlines 6, fecero il giro del mondo, poiché tanto incredibili, quanto purtroppo estremamente drammatiche. Soprattutto, da quell’incidente aereo emerse la possibilità di introdurre alcuni divieti rispetto a oggetti che è possibile introdurre in un volo. Le vittime di quel drammatico atterraggio, che si consumò in un grave incendio, furono due. Si tratta di entrambi i membri dell’equipaggio, il comandante Doug Lampe e il primo ufficiale Matthew Bell.
Nel volo, infatti, non vi erano naturalmente civili, perché predisposto per l’imbarco di merci: quell’aereo, un Boeing 747, era partito da Dubai ed era diretto all’aeroporto di Colonia, ma poco dopo il decollo venne rilevato un malfunzionamento del sistema di raffreddamento. L’aereo non fece subito ritorno in aeroporto, ma il tentativo di atterraggio avvenne soltanto in seguito a un incendio nella parte anteriore del compartimento di carico. Cosa stava accadendo?
I due membri dell’equipaggio erano in seria difficoltà a causa della mancanza di ossigeno e della scarsa visibilità, tentarono un atterraggio a Dubai, mancando la pista, quindi riuscirono a impostare l’autopilota per un atterraggio di emergenza all’Aeroporto Internazionale di Sharjah e quindi si schiantarono. Ma come mai quel volo prese fuoco poco dopo essere decollato? La domanda che si posero le indagini trovò una risposta nel contenuto che venne imbarcato su quel cargo.
Dalle indagini, infatti, emerse che l’incendio è stato causato da batterie al litio nella stiva, che si sono auto-incendiate. Questa tipologia di batteria, come noto, è quella che alimenta tablet, smartphone e portatili, merce che però in volo è potenzialmente pericolosa e deve essere dichiarata. Dalle indagini, emerse che chi doveva farlo verosimilmente quel giorno non lo fece, con le conseguenze che ciò porto i piloti a non essere consapevoli del pericolo. Va subito detto che anche in seguito a quell’incidente molte cose nelle norme riguardanti il trasporto di batterie al litio in volo sono cambiate.
Del resto, dobbiamo ammettere di essere in tanti, che una volta arrivati ai controlli in aeroporto prima dell’imbarco, ci chiediamo come mai ci sia così tanta premura nel controllo di apparecchi tecnologici, come appunto smartphone, tablet e cellulari. Chiaramente, non sono questi gli unici oggetti proibiti, soprattutto nei bagagli a mano. E non fu quello della mancata comunicazione del carico che trasportava, l’unico errore che venne fatto durante quel volo tragico.
Non c’è infatti dubbio che l’incendio partì da una serie di batterie, contenute in un battery-pack, ma da quel momento in poi iniziarono una serie incredibile di errori: il primo fu quello di far tornare l’aereo a Dubai, quando l’aeroporto più vicino al momento dell’SOS era quello di Doha e i chilometri da percorrere erano praticamente la metà. Le alte temperature poi determinarono il malfunzionamento della maschera del comandante Lampe.
Sempre a causa delle alte temperature, dall’inchiesta emerse che l’autopilota andava inserito prima, per controllare l’assetto dell’aereo. Emersero anche delle gravi responsabilità nella comunicazione radio tra membri dell’equipaggio e controllori del traffico aereo: una serie di messaggi inviati e ricevuti, fatta di malintesi e incomprensioni, fece sì che la tragedia diventasse praticamente inevitabile. Un documentario della serie Indagini ad alta quota, dal titolo Consegna fatale, prodotto da National Geographic Channel, ha contributo a rendere nota questa tragedia dei cieli.
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