Il vulcano Tonga e la sua terribile eruzione avvenuta lo scorso anno, ha prodotto numerosi effetti devastanti nel territorio circostante arrivando a compromettere ciò che non ti aspetti: vediamo cosa è emerso dagli studi
I vulcani presenti sul nostro Pianeta sono l’espressione di discontinuità presenti sulla crosta terrestre, risultato dei movimenti tettonici negli strati sottostanti alla superficie. Vere e proprie spaccature che possono però essere di natura e di struttura molto diversa fra loro.
Da qui la necessità di una classificazione in base al tipo di eruzione prodotta e al tipo di apparato esterno di questi giganti di fuoco.
Le eruzioni possono essere di tipo hawaiano, cioè con fuoriuscita di magma liquido da lunghe fratture, di tipo stromboliano, vale a dire magma vischioso che provoca attività continua con fontane di lava rilasciate verso l’alto per centinaia di metri di altezza.
C’è poi il tipo di eruzione vulcaniana che è caratterizzata da esplosioni eruttive che emettono delle vere e proprie bombe di lava e nuvole di gas e cenere.
L‘apparato vulcanico esterno distingue le tipologie di vulcani. Ci sono quelli cosiddetti a scudo, cioè con fianchi con pendenza moderata realizzati da lava fluida che scorre velocemente sul terreno, senza arenarsi per chilometri.
I classici vulcani a cono che invece vengono letteralmente prodotti dall’accumulo di lava acida, molto viscosa che si solidifica molto velocemente, creando l’edificio esterno del vulcano, in alternanza anche alla presenza di materiale solido che viene anch’esso sputato fuori dal cratere a formare gli strati, uno sopra l’altro.
Nel mondo esistono più di 700 vulcani attivi e di questi il 60% forma la “cosiddetta cintura di fuoco” che si trova attorno all’Oceano Pacifico. Alcuni vulcani si trovano al di sotto del livello del mare e una delle ultime eruzioni sottomarine è stata particolarmente devastante.
Nel gennaio del 2022 si è verificata una terribile eruzione nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico , tra la Nuova Zelanda e le isole Fiji, che ha interessato il vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Ha’apai. Si calcola sia stata l’eruzione più potente del secolo, con un rilascio di energia tale da essere paragonato a ben 500 bombe atomiche, come raccontato da Skytg24.
Un evento davvero fuori dal comune che ha di fatto disintegrato l’omonima isola soprastante, a seguito dello tsunami successivo con onde alte circa 90 metri. La catastrofe naturale ha inoltre prodotto 200mila scariche elettriche scatenando una tempesta di fulmini nella zona che è durata quasi 12 ore.
L’esplosione ha rilasciato un mostruoso pennacchio di 57 metri, facendo sollevare 150 miliardi di chilogrammi di acqua e 50 milioni di tonnellate di vapore acqueo, come non si era mai registrato prima. L’eruzione, definita colossale, ha inoltre lanciato nell’atmosfera 10 chilometri cubi di rocce e polveri, generando di fatto una enorme esplosione atmosferica di immensa potenza.
Una specie di onda di pressione atmosferica che ha viaggiato per migliaia di chilometri ed ha generato disturbi e alterazioni su scala globale. L’eruzione del Tonga è stata definita un autentico cataclisma.
La terribile esplosione causata dall’eruzione del vulcano sottomarino Tonga, nell’Oceano Pacifico, è stata di una potenza inaudita arrivando sino all’atmosfera terrestre.
Gli effetti devastanti sono stati numerosi e a vari livelli, ma secondo uno studio effettuato da un team di ricerca internazionale, il rilascio delle enormi quantità di vapore acqueo sparato letteralmente nell’atmosfera, ha causato di fatto un alterazione nello strato di ozono, erodendolo di circa il 5%.
Il contatto ha prodotto il rilascio di composti chimici reattivi a base di cloro, distruggendo le molecole di O3.
I risultati emersi sono stati il prodotto delle analisi specifiche di acqua, aerosol e ozono che sono stati rilevati all’interno del pennacchio vulcanico. Il rilevamento dei campioni è stato effettuato attraverso l’impiego di palloni aerostatici in combinazione con i dati e le osservazioni del telerilevamento da remoto. In questo modo è stato possibile arrivare alla conclusione degli scienziati relativa all’erosione dello strato di ozono.
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