Wishcycling, tutto sul fenomeno che sta distruggendo la raccolta differenziata (e che siamo proprio noi ad attuare): i dettagli
Siamo convinti di effettuare la raccolta differenziata nel migliore dei modi, distinguiamo con accuratezza ed attenzione quegli oggetti che possono essere riciclati da quegli scarti che, all’opposto, debbono necessariamente essere smaltiti attraverso il cassonetto dell’indifferenziato. Eppure, quando si tratta di selezionare i materiali da differenziare e i materiali da scartare, in realtà, commettiamo molti più errori di quel che crediamo.
Il wishcycling – questo il nome attribuito al fenomeno che, ormai, avrebbe preso piede su larga scala – è la ragione che, il più delle volte, impedisce ad ingenti quantità di materiali di scarto di essere riutilizzate proprio per il fatto di esser state involontariamente contaminate. Sì, perché i responsabili del wishcycling siamo proprio noi, pur non avendone la benché minima consapevolezza.
Il fatto di desiderare ardentemente che un oggetto venga riciclato, il più delle volte, non pone le condizioni affinché tale oggetto subisca proprio quel destino. La parola wishcycling, come dimostra l’etimologia, contiene in sé il seme della speranza (wish = desiderio), che tuttavia non è da leggere in senso positivo. Spesso e volentieri, infatti, tendiamo a gettare tra i materiali da differenziare anche quegli scarti che non dovrebbero subire la medesima sorte, ma che dovrebbero invece finire nel cassonetto dell’indifferenziata.
Nonostante vengano ideati ormai con cadenza quotidiana nuovi metodi e programmi per il riciclo, esiste ancora una larghissima parte di oggetti che, dopo esser stati usati, non possono venire riadoperati in alcun modo. L’unica alternativa che abbiamo, dunque, è proprio quella di smaltirli tramite il secco ed accettare di non poterli differenziare.
Di contro, gettarli nel cassonetto sbagliato arriverebbe a produrre ingenti danni in termini di raccolta differenziata. Così facendo, infatti, rischieremmo di contaminare persino quegli oggetti che, al contrario, sarebbero potuti andare incontro ad una nuova vita. Come fare, dunque, per evitare di reiterare comportamenti riconducibili al wishcycling?
Prima di gettare o meno uno scarto tra i materiali da differenziare, è opportuno informarsi scrupolosamente rispetto alla composizione di quello stesso scarto. Per farlo, in realtà, basterebbe osservare quella lunga lista di simboli che troviamo indicati all’interno delle confezioni. Il celeberrimo Ciclo di Mobius, ad esempio, è uno dei segnali che ci indicano che quel determinato tipo di materiale potrà essere riciclato.
In egual misura, incontrare la scritta “PET” all’interno delle confezioni di plastica vuol dire trovarsi di fronte ad un oggetto che potrà andare incontro ad una nuova vita. Come in ogni circostanza, dunque, formarsi delle competenze adeguate in materia ed evitare comportamenti casuali è sempre la prima regola da seguire.
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