Per gli agricoltori che si occupano delle piantagioni di ulivi in Puglia l’incubo più grande è quello di scoprire che le proprie piante sono state attaccate dalla Xyllela, un batterio che distrugge le piante dall’interno. Ma c’è una speranza
Il problema di quello che è stato ribattezzato batterio killer degli ulivi, ovvero la Xyllela, è un problema che si fa di anno in anno sempre più preoccupante per le coltivazioni di ulivi in Puglia ma non solo. Purtroppo si tratta di un batterio contro il quale al momento l’unica soluzione per evitare il contagio di intere piantagioni è la cosiddetta eradicazione totale della pianta e la eliminazione del materiale verde. Ma la eradicazione significa eliminare creature verdi che molto spesso sono anche più vecchie degli agricoltori che se ne prendono cura e che punteggiano da secoli il panorama della zona di Lecce.
I cambiamenti climatici, tra le altre cose, rendono il problema del batterio killer Xyllela un problema che non riguarda più soltanto la Puglia ma che rischia di riguardare anche le altre piantagioni di olivo che si trovano in altre regioni italiane. Una soluzione possibile e quindi una alternativa alla eradicazione potrebbe però venire da una scoperta annunciata dalla università di Chieti Gabriele D’Annunzio.
Combattere il batterio Xyllela con una nuova terapia tecnologica
Il comunicato stampa ufficiale diffuso dalla Università degli Studi di Chieti Pescara “Giovanni D’Annunzio” annuncia la possibilità di attaccare ed eliminare il batterio della Xyllela con un “nuovo nano materiale in grado di agire efficacemente su molti patogeni sia batterici che fungini“. E proprio tra le patologie contro cui si può utilizzare il nuovo materiale denominato Argirium SUNc c’è la Xyllela. Si tratta di un materiale “sintetizzato per la prima volta stabile in soluzione acquosa” nei laboratori dell’università grazie al lavoro di un gruppo di ricercatori coordinato dal dottor Luca Scotti ricercatore a sua volta presso il Dipartimento di Scienze Mediche, Orali e Biotecnologiche dell’università.
Per ora il materiale battezzato Argirium SUNc si è rivelato efficace in una serie di sperimentazioni in vitro e “ora anche pre cliniche e cliniche“, coinvolgendo per esempio l’Università di Teramo, Roma Tor Vergata e l’Università di Perugia. Quello che rende questo nano materiale Argirium SUNc è che ha dimostrato di avere proprietà battericide, batteriostatiche e fungicide. Ci sono voluti cinque anni ma, queste le parole del dottor Scotti, c’è ora “una reale concreta soluzione al problema“.
Il batterio che viaggia con gli insetti
Il problema principale del batterio Xyllela è che si sposta perché trasportato da una serie di insetti cosiddetti vettori e in particolare le cicaline sputacchine. Nonostante il nome così simpatico di questi insetti vederne una su un ulivo significa tenere le dita incrociate e sperare che non sia un esemplare portatore del batterio killer. Per eliminare o rendere l’ambiente ostile alle cicaline portatrici del Xyllela i trattamenti, che con alcune circolari sono stati resi obbligatori nelle aree contagiate, si utilizzano diversi prodotti tra cui lo spinetoram, il cui principio attivo viene derivato da un batterio che si trova naturalmente nel terreno, o nel caso di agricoltura biologica con l’olio essenziale di arancio dolce. Ma è indiscusso che avere qualcosa che possa effettivamente eliminare il batterio Xyllela senza dover utilizzare insetticidi è un passo avanti molto importante.