Alla Yamaha l’ecologia è di casa. La scuderia più green di tutto il Motomondiale prosegue sul suo cammino di miglioramento continuo in materia di rispetto ambientale e delle norme di sicurezza sul lavoro. Per il terzo anno di seguito Yamaha Motor Racing ha conseguito, tramite l’azienda partner Airbank, la certificazione ambientale ISO 14001. Il che si traduce, per intenderci, in una serie di protocolli di sicurezza più incisivi rispetto a quelli imposti dalle normative vigenti e in maggiori controlli. “La sicurezza non è un costo, è un investimento”, puntualizza il general manager di Yamaha Motor Racing Marco Riva (nella foto), che aggiunge: “Il rischio è intriseco in ogni attività, il nostro obiettivo è minimizzarlo”. E i risultati di questi sforzi si vedono: YMR ha ricevuto un premio dalla provincia di Monza e Brianza per non aver subito infortuni sul lavoro negli ultimi tre anni.
Ma la soddisfazione più grande è probabilmente quella di avere aperto un nuovo trend. “Quando parlavamo di ecologia all’inizio ci prendevano tutti in giro”, sorride Marco Riva. “Oggi i nostri competitor ci chiedono consigli su come aiutarli a rendere più sicuri i loro impianti e le loro procedure. Il nostro piccolo vanto è quello di essere stati i primi a diffondere una nuova cultura all’interno del Motomondiale. Cultura che si sta diffondendo anche in altri ambiti. In tempi recenti abbiamo tenuto seminari a cui hanno partecipato scuole, università e dipendenti di banche”.
Non siamo ingenui: quando si pensa ad uno sport green, vengono subito in mente discipline in cui l’impatto ambientale è minimo e nelle quali si sta immersi nella natura, ad esempio golf, canoa o beach volley. E allora come la mettiamo? “Il nostro è uno sport che per sua natura inquina, non possiamo non ammetterlo – spiega Riva – tuttavia stiamo lavorando, fra le altre cose, a dei veicoli elettrici e la Federazione Internazionale guarda con molto entusiasmo alle nostre ricerche. La prossima generazione vivrà a pieno i frutti della nostra innovazione”.
Nel frattempo Yamaha Motor Racing ha già messo in atto provvedimenti incisivi per ridurre l’impatto ambientale e i rischi professionali: “Il Motomondiale inquina, come tutte le attività che coinvolgono centinaia di persone”, ricorda Riva. “In un week end di Motomondiale ogni team consuma 300 litri di benzina a moto. E l’area ristoro sfama ogni giorno 400 persone, producendo 75 litri di olio esausto. Dopo le gare, gli impianti vengono lasciati in condizioni di sporcizia tale che le tempistiche per le pulizie si aggirano sui tre mesi. Considerando tutto questo un giorno di qualche anno fa abbiamo iniziato a pensare a cosa avremmo potuto fare per ridurre l’impatto ambientale e aumentare la sicurezza del personale. Ne sono nate una serie di innovazioni, alcune davvero semplici da mettere in atto, altre più dispendiose”. Qualche esempio? Una volta anche per Yamaha la gestione dei carburanti avveniva in forma libera, ora avviene tramite un circuito chiuso che minimizza il rischio di incendio. Altro esempio: quando i tir YMR raggiungono i circuiti e necessitano di essere lavati, vengono applicati ai tombini delle apposite coperture per evitare che le acque reflue finiscano negli scarichi.
Gli strumenti con cui Yamaha Motor Racing prosegue nel suo impegno ecologista sono forniti come sempre da Airbank.
“La prossima sfida per Yamaha – conclude Riva – è diffondere ancora di più la cultura ambientale affinché diventi un valore per tutte le altre scuderie e per il pubblico”.
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